Trattamento del tumore della prostata: Enzalutamide come prima linea di trattamento pre-chemioterapia nei pazienti metastatici resistenti alla castrazione e metastasi sia ossee sia viscerali


Il trattamento del carcinoma della prostata comprende diverse opzioni che vanno dalla chirurgia alla radioterapia, dall’ormonoterapia alle terapie sistemiche con farmaci di vario genere.
La scelta della terapia dipende dalle caratteristiche del paziente e della malattia.

Tutti i trattamenti hanno subito nell’ultimo decennio un’evoluzione importante, contribuendo a ridurre la mortalità per questo tipo di neoplasia e un miglioramento della qualità di vita.

Per i trattamenti farmacologici disponibili distinguiamo a seconda della fase della malattia: i pazienti metastatici all’esordio ( meno del 10% ), trattati inizialmente con terapia ormonale; così come i pazienti che progrediscono dopo un trattamento locale e diventano metastatici nel corso della loro storia.

Per i pazienti che vanno in progressione in corso di terapia ormonale di prima linea, i cosiddetti resistenti alla castrazione, esistono diverse opzioni terapeutiche: farmaci chemioterapici, un radiofarmaco e farmaci ormonali di nuova generazione.
Tutti si sono dimostrati capaci di aumentare la sopravvivenza e di migliorare la qualità di vita, per esempio riducendo l’incidenza di eventi scheletrici come le fratture patologiche.

Il farmaco più recente a essere stato registrato in fase pre-chemioterapia ( oltre che post-chemioterapia ), è Enzalutamide ( Xtandi ), che è risultato efficace sia nei pazienti con metastasi ossee sia nei pazienti con metastasi viscerali, prolungando il controllo di malattia e la sopravvivenza e riducendo il rischio di eventi scheletrici.

Approccio terapeutico in funzione dello stadio del tumore prostatico
Lo stadio del tumore è fondamentale per la scelta della terapia. Per i pazienti a rischio basso, con malattia clinicamente localizzata, il trattamento può essere solo locale: chirurgia, radioterapia, brachiterapia, terapia focale.
Vi è anche una quota di pazienti con tumore, cosiddetto indolente, che possono essere inseriti all’interno di programmi di sorveglianza attiva che prevedono una attenta osservazione nel tempo con controlli periodici; questi soggetti diventano candidabili alla chirurgia o alla radioterapia solo se la malattia progredisce.

Man mano che il rischio aumenta il trattamento diventa multimodale con la combinazione di due o più trattamenti ( per esempio chirurgia e radioterapia o radioterapia e ormonoterapia ).

Se la malattia è metastatica si ricorre invece ai trattamenti sistemici.

Nei pazienti con caratteristiche istologiche del tumore sfavorevoli può essere necessario dopo la chirurgia utilizzare terapie adiuvanti, quali la terapia ormonale o la radioterapia.

In poco più di 10 anni nel paziente metastatico e resistente alla castrazione, si è passati da una aspettativa media di sopravvivenza di 9 mesi a più di 35 mesi.

Enzalutamide può essere indicato come prima linea di trattamento pre-chemioterapia nei pazienti metastatici resistenti alla castrazione e con entrambi i tipi di metastasi, ossee e viscerali.
In più, il farmaco può essere utilizzato nei pazienti con le medesime caratteristiche ma che hanno fallito la chemioterapia; in questi casi diventa un trattamento di seconda linea. ( Xagena_2016 )

Fonte: Astellas, 2016

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